Descrizione
Nel percorso culturale volto a promuovere la piena definizione dello Statuto dell’embrione umano c’è una data che segna un prima e un dopo: è il 20 settembre 2013, quando papa Francesco, ricevendo i membri della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici, con le seguenti parole ferma lo sguardo sul volto di Gesù nel concepito: «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo». Da quel momento l’approccio allo Statuto dell’embrione umano supera il “cantiere” della difesa attraverso le competenze umanistiche, giuridiche e scientifiche e apre al “cantiere” della contemplazione teologica. In che cosa consiste la novità? La ricerca umana indaga con l’ausilio della ragione e delle specifiche competenze scientifiche; la teologia, invece, contempla la medesima realtà alla luce della Rivelazione, traendo una visione nuova sulla persona umana nel mondo: siamo creati a immagine di Gesù, il Figlio eterno del Padre, e siamo dunque in vita per diventare figli nel Figlio. È questo il glorioso destino di ogni creatura umana.
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